Chaney: la Fed e i mercati, un divario sempre più grande
Il chair della Fed dopo un vero “tour de force” è riuscito a rimuovere la parola “pazienza” dal lessico della Fed, sottolineando che la strada per il rialzo dei tassi è ora libera, ma legandolo allo stesso tempo ai dati dell’economia reale.

Si è quindi creato consenso in un altrimenti diviso FOMC – forse perché questo nuovo indirizzo di politica monetaria è sufficientemente vago da rendere tutti felici.
Mentre gli osservatori potrebbero avere diverse interpretazioni sul nuovo indirizzo della Fed, considerabile come “colomba”’ o “falco”, i mercati hanno preso posizione: temendo un innalzamento dei tassi imminente (sin da giugno), le posizioni corte sui governativi US sono state ridotte e il tasso a 10 anni US è sceso lievemente sotto 2,0% dal 2,1% del giorno precedente e 2,3% di un paio di settimane addietro.
Le aspettative del mercato estrapolate dalle posizioni attive sul cambio euro-dollaro mostrano un’attesa per meno di tre rialzi di 25 punti base ciascuno tra oggi e la fine del 2016, mentre i tassi privi di rischio estrapolati dalla curva dei rendimenti suggeriscono quattro aumenti. In contrasto, i membri del FOMC, sebbene abbiano abbassato il loro target per i livelli dei tassi, ipotizzano ancora sei rialzi prima della fine del 2016, se ci si fida della previsione di mediana che appare dai grafici.
Sulla base delle nostre previsioni di crescita (leggermente superiori alla mediana di quelle dei membri del FOMC) ed inflazione (inferiori), abbiamo rivisto leggermente i nostri scenari sui tassi, con un rialzo quest’anno (stimato a Settembre), tre nel 2016 e quattro nel 2017. E’ un ritmo leggermente più veloce di quanto avevamo ipotizzato in precedenza: prendiamo atto della determinazione del FOMC di partire, anche se né la data né, cosa più importante, là velocità della normalizzazione sono ancora chiare. Tutto considerato, e data la solidità della ripresa negli US – che sta rallentando attualmente a causa di alcuni fattori non economici, quali le condizioni metereologiche ed un comportamento cauto dei consumatori, riluttanti a spendere quanto risparmiato grazie al calo del prezzo del petrolio – pensiamo che vi sia il rischio di una innalzamento dei tassi leggermente più veloce: sebbene le nostre aspettative oggi sono per quattro rialzi nel 2015-2016, possiamo ammettere che cinque siano altrettanto possibili, anche se non farebbero una gran differenza. La Fed è ossessionata dal famoso ‘errore del 1937’, una contrazione fiscale e monetaria iniziata troppo presto nel periodo di recupero successivo alla grande depressione, che ha provocato una dolorosa ricaduta dell’economia US. Preferirà quindi eccedere in cautela, aspettando evidenza dell’impatto delle passate decisioni prima di procedere.
Di seguito la nostra nuova proiezione per i Fed funds, così come l’estrapolazione dei tassi a 5 e 10 anni.
Assumiamo implicitamente che la Fed continuerà a reinvestire i flussi dei Treasuries giunti a maturazione finchè i tassi saranno sufficientemente alti da offrire un cuscinetto nel caso qualcosa andasse storto all’annuncio del tapering dei re-investimenti. Come dice il detto, chi si scotta con l’acqua calda… per questo motivo, non ci aspettiamo che l’attuale depresso premio a scadenza sulle obbligazioni a scadenza lunga (da precedenti manovre della Fed) raggiunga rapidamente i livelli storici prima del 2018.